La vita davanti a sé, Romain Gary, Neri Pozza

Ci sono personaggi che con il tempo diventano un po’ persone di famiglia, magari non si pensa a loro per anni ma come capita con certi parenti prima o poi ci si ritrova. Uno di questi è Madame Rosa, l’anziana bizzarra prostituta ebrea che sbuffando e portando i suoi molti chili su e giù per le scale di un condominio della banlieu parigina del dopoguerra cresce (a pagamento, si capisce!) i figli delle colleghe che ancora battono lungo la Senna. Momo è uno di questi bambini e, anche se i vaglia per il suo mantenimento non arrivano più da tempo, si trova a vivere in questa strampalata “famiglia” con il venditore di tappeti Hamil, il dolcissimo travestito senegalese Madame Lola, il piccolo Moïse, l’empatico dottor Katz…

Anticonvenzionale

Momo è arabo, ma non importa a nessuno, tantomeno a Madame Rosa che teme solo il cancro e la polizia. È la delicata voce di Momo che racconta con candore infantile lo scorrere dei giorni tra mille espedienti, la solidarietà  degli ultimi, i sogni impossibili e soprattutto l’inusuale ma potente amore materno di Madame Rosa.

Una vita da romanzo

Il romanzo è uscito, nel 1975, con la firma di Èmile Ajar, uno dei tanti pseudonimi usati da Romain Gary, scrittore inquieto che si sarebbe ucciso pochi anni dopo. Un uomo dalla vita e soprattutto dalla personalità complessa (ben ricostruita da Anna Folli in Ardore, Neri Pozza) che a differenza di Momo a un certo punto non deve essere più riuscito a considerare gli incubi “sogni che invecchiano”.

Oltre la recensione di La vita davanti a sé. Altri titoli in qualche modo “connessi”
Ardore, Anna Folli
Quel che ci tiene vivi, Mariapia Veladiano

 

titolo La vita davanti a sé
autore Romain Gary (Émile Ajar)
traduzione Giovanni Bogliolo
editore Neri Pozza
pagine 224
anno di uscita 1975