Recensione La portalettere. Le grandi rivoluzioni spesso nascono da piccoli gesti. Quello di Anna Allavena aveva le dimensioni di un biglietto da visita, dove sotto al nome aveva fatto stampare la sua professione: portalettere. Un ruolo insolito negli anni Trenta del Novecento quando il lavoro delle donne era considerato sconveniente, o al massimo una fatica necessaria al sostentamento della famiglia ma da tenere nascosta.

L’orgoglio del laoro

Ma Anna, giovane donna del nord che il matrimonio aveva trasportato nella profonda Puglia, non era tipo da farsi condizionare dalla mentalità comune. Anno dopo anno pedalando sulla sua bicicletta aveva consegnato missive a tutto il paese, portando notizie dal fronte, saluti dagli emigranti e soprattutto il germe di una novità che nel tempo  avrebbe dato i suoi frutti. Francesca Giannone racconta di essere stata ispirata dalla storia vera di una sua bisnonna, che come tante donne di quella generazione ha avuto il coraggio di pedalare controcorrente, facendo un gran regalo a quelle che sarebbero venute dopo.

La provincia

La storia di Anna Allavena si colora  anche dell’ipocrisia della provincia, delle frizioni continue con la cognata Agata, dell’amicizia con la selvatica Giovanna, del giudizio sulle sue letture scandalose (Madame Bovary!), della dolorosa scomparsa del marito Carlo e dell’amore impossibile del cognato Antonio… Un affresco che dipinge una società segnata dalla guerra e poi dalla ricostruzione degli anni Cinquanta e Sessanta, un romanzo popolare che sembra pronto per diventare una fiction. Intanto ha vinto il premio Bancarella 2023.

Oltre la recensione de La portalettere
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Titolo La portalettere
autore Francesca Giannone
Editore Editrice Nord
pagine 415
anno di uscita 2023