Recensione di Qui tutto è possibile. Il mondo era “malato di virus” e poi fu lockdown. La prima ondata di Covid sorprende Salomea Künstler – per tutti Mamie – nella sua villa di Venice, California. In quel periodo Mamie riceve la visita del nipote Julian, che la pandemia costringe a fermarsi più del previsto a casa della nonna.

L’incontro

Nel 2020 Julian ha 24 anni, Mamie ha superato i novanta. Per passare il tempo nelle lunghe giornate dell’isolamento l’anziana inizia a rievocare gli anni della gioventù. Mamie era una violinista, che ha completato la sua formazione negli Stati Uniti  dove ha fatto una brillante carriera. Nei ricordi dell’anziana musicista tornano i primi anni a Vienna da cui era dovuta fuggire nel 1939, in pieno dominio nazista. L’America nei suoi sogni di bambina rappresentava il luogo dove tutto sembrava possibile. Di sicuro per i Künstler, una famiglia ebrea di artisti, la partenza verso gli Stati Uniti ha rappresentato  la salvezza dalle deportazioni.

La memoria

Il racconto dei primi tempi da esule, la nostalgia per la Mittleuropa ma anche gli incontri con i musicisti e gli attori della scintillante Los Angeles degli anni Quaranta incantano il giovane Julian, che è ancora alla ricerca della propria strada. E quel tempo sospeso imposto dalla pandemia si trasforma in un universo in cui tutto è possibile, anche trovare una corrispondenza tra i ricordi del passato e le incertezze del presente immaginando il futuro. Il lato lieve della saggezza.

Oltre la recensione di Qui tutto è possibile. Altri titoli
La nipote, Bernhard Schlink
La memoria del cielo, Paola Mastrocola

Titolo Qui tutto è possibile
autore Cathleen Schine
traduzione Stefano Bortolussi
editore Mondadori
anno di uscita 2023
pagine 310