Copertina del libro "Hotel Silence" di Audur Ava Olafsdottir, Einaudi Il talento di Jonas è riparare le cose. Con la sua cassetta degli attrezzi riesce ad affrontare qualunque guasto o ridare forma alle cose. Quello che non sa aggiustare è la sua vita: a 49 anni si trova divorziato, con una figlia che ha molto amato ma che scopre non essere biologicamente sua e con una anziana madre avviata sul sentiero della demenza. Quel che è peggio si sente estraneo a se stesso, e a quel giovane che tanti anni prima aveva l’abitudine di riempire i diari di pensieri e nomi di donne. Il suicidio gli sembra l’unica strada percorribile, ma per non rischiare che sia l’amata figlia a ritrovare il suo corpo decide di andare a morire all’estero.

Fughe

Così acquista un biglietto di sola andata per un Paese il cui nome gli è familiare perché per anni ha riempito i telegiornali con le sue notizie di guerra, un posto in cui è ancora facile saltare su una mina. Jonas si presenta con “un bagaglio da cadavere” all’Hotel Silence, un vecchio albergo dove tutto è rimasto cristallizzato al periodo pre-bellico e che i giovani gestori si sforzano di mandare avanti. Tra sportelli da riparare, rubinetti bloccati e una umanità ancora impietrita dall’orrore Jonas si trova a rimandare di giorno in giorno il suo progetto suicida. E si trova a riparare, con l’aiuto delle persone del posto, anche le sue ferite interiori.

Umanità

Tra macerie e tenerezza.Anche se è lontano dalle atmosfere incantate di Rosa candida e Il rosso vivo del rabarbaro, la scrittrice islandese con questo romanzo continua a scavare dietro l’apparenza delle cose, alla ricerca dell’umanità più nascosta.

A proposito di “riparatori”
108 rintocchi, Yoshimura Keiko

titolo Hotel Silence
autore Audur Ava Olafsdottir
traduzione Stefano Rosatti
editore Einaudi
pagine 195, anno di uscita 2016