Scozia metà Ottocento. Culduie è meno di un villaggio: nove case distribuite lungo la strada abitate da una manciata di fittavoli. Qui, dove il Medioevo non è ancora finito e si sopravvive sottomessi al potere quasi assoluto del “conestabile” e del fattore, abita Roderick Macrae. Roddy ha appena 15 anni quando la madre muore di parto e la famiglia, già povera, precipita nella miseria più assoluta: lui deve lasciare la scuola e assistere all’abbrutimento del padre mentre la piccola Jetta deve occuparsi degli altri fratellini.

E’ in questo scenario che cova l’odio antico verso il clan dei Mackenzie, che vivono al capo opposto della comunità feudale, e si scatena quando il capofamiglia viene eletto conestabile del villaggio. Da allora è uno stillicidio di violenza (anche psicologica) e ingiustizie che culmina il giorno in cui Roddy viene visto con le mani grondanti sangue intorno alla casa dei Mackenzie. Il ragazzo,  diciassettenne, confessa il suo terribile delitto, ma neanche il suo avvocato gli crede. Così inizia un processo che porta in tribunale non solo il giovane assassino, ma anche la disparità tra classi sociali nella Scozia dell’Ottocento, la disumana vita delle campagne e l’abuso della giustizia da parte dei potenti locali.

Non stupisce che il romanzo di Graeme Macrae Burnet, finora semi-sconosciuto scrittore scozzese per la prima volta tradotto in Italia, sia arrivato in finale al prestigioso Man Book Prizer nel 2016. “ Progetto di sangue” ha il ritmo di un thriller giudiziario, l’accuratezza di una ricostruzione storica e l’eterno appeal di una trama che oscilla tra il delitto e il castigo.

 

Progetto di sangue, Graeme Macrae Burnet, Neri Pozza, traduzione di Massimo Ortelio, Neri Pozza, pagine 288