titolo Demon Copperhead
autore Barbara Kingsolver
traduzione Laura Prandino
editore Neri Pozza
pagine 654
data di uscita 2022 (in Italia 2023)
Isbn 9788854528437
La recensione
La prima parte è entusiasmante, l’entrata nel mondo di questo bambino sfortunato è scoppiettante e il richiamo alle grandi storie ottocentesche irresistibile. Barbara Kingsolver ammette di essersi ispirata a David Copperfield, l’opera monumentale di Dickens. La storia di Demon è la versione contemporanea di un’infanzia terribile. Trasportata dall’ottocento inglese a oggi cambiano i fattori ma non tanto il senso.
La trama
Demon nasce in un posto che sulla carta sfigato non dovrebbe essere, ma invece lo è eccome. Stati Uniti d’America, Tennessee, da qualche parte vicino a Knoxville, Appalachi meridionali. Le metropoli sono un sogno lontano come l’Oceano che il piccolo Demon desidera vedere da quando ha l’età della ragione. Lui è un bambino come tanti in questa fetta di mondo che si avvicina al 2000 (siamo tra gli anni 80/90). La madre è poco più di una ragazzina con grossi problemi di dipendenza, il padre, dal quale ha ereditato il bell’aspetto, è morto poco prima della sua nascita.
Nell’ambiente in cui cresce è normale vivere di lavoretti, non avere istruzione, abitare in case mobili, districarsi tra assistenti sociali, compagni violenti, donne sole, assegni per l’affido. Per il piccolo Demon la cosa più simile a una famiglia è rappresentata dai Peggot (un nome che non può non ricordare la governante del piccolo Copperfield, Miss Peggotty), una coppia di vicini affettuosi ma in difficoltà.
Sfortuna
La situazione già bruttina (il piccolo Demon è sempre il ragazzino che a scuola riceve i buoni pasto, deve schivare l’offensiva dell’ultimo compagno manesco della madre e vigilare che lei stessa non cada in qualche altra dipendenza, insomma un bambino adulto) precipita alla morte della mamma per overdose. La speranza di essere accolto dai Peggot in maniera permanente sfuma presto. Anche loro sono anziani e hanno già da gestire Maggot, il nipotino della figlia detenuta, grande amico di Demon e con più di un problema di relazione e così si apre il circuito dell’affido familiare. Il sistema non è proprio accuratissimo, gestito da assistenti sociali troppo giovani o troppo demotivate. Il giovane Demon finisce prima a contendersi il cibo con i topi e altri orfani in una fattoria gestita da un anziano sfruttatore che li mette a lavorare nei campi, poi da una famiglia senza scrupoli che lo alloggia nel casotto del cane e ruba i soldi che il ragazzo recupera con qualche lavoretto. Un disastro.
Spiragli
L’intelligenza e soprattutto la resilienza del ragazzo lo portano a superare ogni prova. Non ama la scuola, ma come potrebbe? Da adolescente fugge inseguendo una piccola traccia che lo porta a trovare l’unica persona della sua famiglia: la nonna paterna. Non è un idillio, ma la donna si fa carico del nipote spuntato dal nulla e lo colloca nella famiglia (disastrata) di un allenatore di baseball.
Qui la fortuna sembra girare dalla parte di Demon, che finalmente vive in una casa, dorme in un letto e mangia a volontà. Le sue capacità sportive aprono molte porte, ma la sfortuna torna a presentarsi nella sua vita sotto forma di un brutto infortunio. Addio baseball, ma la cosa peggiore è che per tenere a bada il dolore al ginocchio mal curato (vogliamo parlare dell’assistenza medica?) scopre gli antidolorifici e presto ne diventa dipendente.
Chi crede al destino non può che dire: ecco si sapeva che doveva finire come sua madre. L’incontro con Dori, ragazzina sola anche lei dipendente e la disastrosa gestione della quotidianità danno l’occasione di raccontare una piaga dell’America contemporanea: l’abuso di farmaci (per controllare i bambini troppo vivaci, per gestire il male di vivere, per evadere da una vita francamente dura…) e il mercato che ci specula. È l’America dei sussidi, delle code per l’assistenza di Medicaid, dei lavoretti per pochi dollari. La denuncia sociale è compiuta.
La frase: “non conosco una sola persona che non prenda pillole”
La seconda parte del libro perde un po’ l’aura epica e avventurosa degli inizi, ma resta un grande lavoro di analisi (ha vinto il Premio Pulitzer nel 2023) sociale e psicologica.
Tutti i personaggi sono delineati con precisione: la figlia “brava” dei Peggot, June, che si eleva dalla miseria facendo l’infermiera in città, la quasi-nonna Mrs Peggot che come può cerca di aiutare Demon, la giovane amica Angus, la figlia del coach. E anche le figure negative – in testa il violento patrigno Stoner, l’ambiguo Fast Forward catalizzatore di guai, l’arcigna nonna Betsy – contribuiscono a descrivere un ambiente che ha molto da dire sulla miseria non solo economica.
Demon è un hillbilly, un ragazzo partito in salita eppure consapevole delle proprie ambizioni e infatti nel suo lungo dialogo interiore dice “ero nato per desiderare più di quello che avevo”. Una risorsa, ma anche una maledizione.
Da leggere perché è un romanzo di denuncia ma anche una storia di formazione avventurosa e avvincente come le letture dell’adolescenza
Pensiero laterale
Chi ama i romanzi di formazione:
L’educazione, Tara Westover
Il mare dove non si tocca, Fabio Genovesi
A proposito di America profonda:
L’ultima cosa bella sulla faccia della terra, Michael Bible
Gun love, Jennifer Clement
Elegia americana, J. D. Vance