Copertina del romanzo Le chiavi del regno di Archibald J. Cronin pubblicato da Mondadori titolo  Le chiavi del regno
autore Archibald J. Cronin
traduzione Andrea Damiano
editore Mondadori 1971
prima uscita 1942

 

 

La recensione

La prima volta che ho letto Le chiavi del Regno era il 1973, la seconda il 2024. Della prima lettura non ricordo ovviamente molto, se non che era uno dei primi romanzi “da grandi” che mi capitavano tra le mani e che ha lasciato una traccia nei miei ricordi, oltre che nella mia libreria. L’occasione della seconda lettura è stata la passeggiata nella letteratura proposta da don Paolo Alliata nel ciclo “Dove Dio respira di nascosto”. E naturalmente è stata una lettura completamente diversa.

La trama

Francis Chrisholm nasce ai primi dell’Ottocento in un paese della Scozia rurale. Nipote di un bizzarro predicatore protestante e figlio di una donna cattolica (dettaglio che ha la sua importanza e che rimanda alla biografia dell’autore) resta presto orfano dei genitori. Mal tollerato dai nonni materni che l’accolgono in casa in un primo momento e non esitano a toglierlo da scuola per mandarlo a lavorare  in fabbrica. Lo sfruttamento della manodopera infantile, le condizioni misere dei poveri, i temi sociali sono un altro punto forte della narrativa di Cronin, che aveva già scritto La cittadella, E le stelle stanno a guardare.

Un prete ribelle

A “salvare” il piccolo Francis arriva zia Polly, una figura che sarà centrale per tutta la sua vita. Le sottili pressioni della cattolicissima zia Polly ma soprattutto la perdita della dolce e sfortunata Nora, di cui il giovanissimo Francis era invaghito, lo portano in seminario. L’inizio della sua vita religiosa non è dei più brillanti. Il ragazzo è tormentato da una povertà atavica (della quale non si fa problema) e poco compreso dai superiori. Francis è schiacciato dal paragone con la religiosità esibita e superficiale da “santino” del mellifluo Anselm, per il quale non si fa fatica a immaginare un futuro da alto prelato. Non è ben vista neanche la sua amicizia con il coetaneo Willie Tulloch, il figlio del medico ateo del paese. La sua religiosità essenziale e il carattere ribelle lo mettono subito in contrasto con le gerarchie che per allontanarlo decidono di mandarlo in missione in Cina.

Missionario

Nei primi anni del Novecento padre Chrisholm si trova praticamente da solo in un piccolo centro sperduto della Cina tra una popolazione ostile, poche risorse, violenze, epidemie, carestie. E lì, per 35 anni costruisce la sua missione, senza forzare le conversioni, affrontando guerre, malattie e la franca ostilità di una delle suore inviate a sostenerlo, l’orgogliosa Maria Veronica. Alla fine la religiosa, che non riesce dimenticare di essere una nobildonna, confesserà di essere stata messa alla prova proprio dalla mitezza (e dalla fede) del sacerdote.

Rispetto per la fede altrui, grande disponibilità, nessuna forma di proselitismo sono la cifra di un sacerdozio estremamente moderno. La figura di padre Chrisholm, prete per caso ma in fondo un gigante della fede, emerge in un racconto intenso che racconta una società in parte scomparsa. E mantiene la sua forza a più di ottant’anni dall’uscita.
Il medico-scrittore chiese che sulla sua pietra tombale fosse inciso: era l’autore de Le chiavi del regno). Questo è stato il suo romanzo più importante, uscito nel 1942 ha riscosso un successo mondiale, ha ispirato un film ed è ancora “moderno”.

Pensiero laterale

La passeggiata nella letteratura di don Paolo Alliata dedicata a Le chiavi del regno

Il film del 1944 ispirato al romanzo

 

Altri romanzi, altre vite spese per gli altri:
Annalena, Annalena Benini
Di cosa è fatta la speranza, Emmanuel Exitu

 

Leggendo di spiritualità:
Dodici lune, Adriana Zarri
La custode del silenzio, Antonella Lumini e Paolo Rodari
L’amore fa i miracoli, don Paolo Alliata

Preti nella letteratura:
Il prete bello, Goffredo Parise
Diario_di_un_curato_di_campagna, George Bernanos
Casa d’altri, Silvio D’Arzo