titolo Amy e Isabelle
autore Elizabeth Strout
traduzione Martina Testa
editore Fazi
2010, pagine 475
Isbn 9788876258145
È il primo romanzo di Elizabeth Strout, e già mostra tutta la forza della sua narrativa. Scritto nel 1998 è ambientato nella provincia americana degli anni Cinquanta-Sessanta. In un piccolo centro uguale a mille altri, dove la vita segue regole precise e feroci, due donne sole arrivano dal nulla. Isabelle e sua figlia Amy cercano di sopravvivere tra lavori modesti, la scuola, le gerarchie sociali e i sogni inconfessabili. La madre vorrebbe una stabilità sentimentale, finge di aver avuto un marito per evitare il giudizio sociale e si innamora, del tutto ignorata, del capufficio. Quell’uomo brutto, sposato e palesemente disinteressato a lei, ai suoi occhi rappresenta la sicurezza sociale, la rispettabilità.
Tutto cambia
La figlia Amy è una ragazza chiusa e appassionata di poesia, non sa ancora che cosa vuole, ma sembra decisa a concedersi i propri desideri qualunque siano. La madre esprime i valori e i criteri di giudizio della vecchia società. La figlia è il prototipo delle ragazze che ribalteranno il mondo (almeno il loro mondo) nella imminente rivoluzione sessuale. Due mondi che tanno per entrare in conflitto, due donne legate da un affetto profondo ma incapaci di comprendersi. La narrativa di Elizabeth Strout è fatta di dettagli e illustra come una fotografia di Hopper solitudini, amarezze, tormenti. Amy “avrebbe voluto una madre diversa” . Isabelle che guarda la figlia e intuisce che è “sorprendentemente diversa da quella che lei aveva immaginato”. In una estate torrida in cui sembra non succedere niente succede tutto e la vita di madre e figlia, il loro rapporto, prenderà una piega inattesa.
Dettagli
Mirabili, come sempre nei romanzi della Strout, anche i personaggi secondari. Le colleghe pettegole di Isabelle, l’adolescente incinta amica di Amy e soprattutto l’orribile professore di matematica Robertson forniscono le coordinate di una società tutt’altro che trasparente. In un romanzo in cui i maschi restano sullo sfondo, prede inaccessibili o trascurabili comparse, al professore di Amy la scrittrice concede il ruolo di “cattivo maestro“. È lui che accende la consapevolezza nella giovanissima Amy che sarebbe diventata “una giovane donna che gli uomini desideravano”.
Romanzo denso di non detti, lieve e spietato. Attraverso le storie comuni di gente comune racconta un periodo storico in cui tutto sembrava immobile, eppure tutto stava per cambiare.
La frase Beν, la collega grassa e depressa di Isabelle, pensando di sé: “Aveva un buon marito, a differenza di molte altre donne; aveva avuto le figlie che voleva ed erano vive e in salute. Allora cos’era questo dolore? Un profondo buco rosso in cui gettava caramelline alla frutta e patate, hamburger e torte al cioccolato e qualunque altra cosa. La gente forse pensava che le piacesse essere grassa?” (pag. 77)
Altri romanzi di Elisabeth Strout
Mi chiamo Lucy Barton
Tutto è possibile
Oh, William!
Lucy davanti al mare, Elizabeth Strout
Olive Kitteridge
Romanzi sul rapporto (difficile) tra madri e figlie
L’altra figlia, Annie Ernaux
Tutto su di noi, Romana Petri
Da parte di madre, Federica De Paolis