Figure rudi sullo sfondo di paesaggi ghiacciati e mammut. L’uomo di Neandertal lo immaginiamo così, un <antenato> imperfetto che a un certo punto si è estinto lasciando spazio all’homo sapiens, un progenitore nel quale facciamo meno fatica a riconoscerci. In realtà le cose potrebbero non essere andate proprio così 400mila anni fa e lo dimostrano nuovi studi su reperti archeologici, scheletri, manufatti che consentono una visione più precisa dei neandertaliani. L’archeologa Rebecca Wragg Sykes rivela i loro tratti meno noti (per esempio tracce di sepoltura, che fanno pensare a un desiderio di trascendenza che guarda oltre la morte) e ricorda che parte del loro Dna sopravvive ancora dentro  di noi.

 

 

 

Neandertal, Rebecca Wragg Sykes, Einaudi, pagine 454

8da Corriere Salute del 16 dicembre 2021)