Il suo nome è Maria, ma per tutti in paese è l’acquaiola. Era poco più di una ragazzina quando ha cominciato a portare l’acqua. Ogni giorno, con la pioggia o con il gelo, tre chilometri a piedi per arrivare alla fonte, caricare i barili sull’asino e portarli a Casa Grande, alla famiglia dei signori del paese. Maria, che è nata povera tra i poveri, al lavoro duro è abituata, soprattutto ora che è rimasta sola, con il padre malato e le sorelle che si sono maritate e sono andate alla “Merica”. Non ha tempo di farsi troppe domande sul destino Maria, che accetta ogni lavoro purché onesto e non teme la fatica. E’ bella Maria, ha una grazia che va oltre le sue mani spaccate dal lavoro e i modi ruvidi da contadina, eppure non è un marito che sogna. Non si illude di poter cambiare il suo destino, né lo scambierebbe con quello di Agnese, la sua unica amica, che il matrimonio e i figli hanno seppellito in casa, o con quello di sua sorella Assuntina tormentata da un marito orco. L’unico sguardo di tenerezza lo riserva al piccolo Luigi, il bambino più piccolo della casa Grande. Ma non può neanche fargli una carezza sui boccoli biondi perché nella Casa Grande lei resta una serva, loro i “signori”. Eppure anche Luigi adora l’acquaiola, e quando riesce a sfuggire la sorveglianza della famiglia la va a trovare, un affetto sincero li lega che resterà saldo per tutta la vita. Soprattutto dopo che la sfortuna, e la cattiveria degli uomini avranno colpito duramente Maria.

L’acquaiola, Carla Maria Russo, Piemme 2018

L’intervista