Un traghetto per i collegamenti con il continente, l’unico bar sulla piazzetta del porto, generazioni di residenti chiamati a scegliere di essere pescatori o contadini. La vita dell’isola non prevede sorprese, almeno fino a quel mattino in cui la quotidiana passeggiata dell’anziana maestra – che per tutti è la Vecchia – e del suo cane si interrompe davanti a tre cadaveri sulla battigia. Come siano arrivati lì è un mistero, ma non è questo che turba lo Spada e America che intanto hanno raggiunto la donna in spiaggia. Il tempo di un rapido segno di croce e l’anziana maestra, che ha visto passare sui banchi tutti gli isolani, risale in cattedra e manda i pescatori-factotum ad avvisare il Sindaco, il Maestro, il Dottore e il Parroco. Il mandato è chiaro: solo i “notabili” devono sapere.

Il silenzio

Quei tre giovani dalla pelle nera che sembrano addormentati sulla sabbia rappresentano un pericolo per l’isola,  il loro ritrovamento attirerebbe polizia, giornalisti e incrinerebbe per sempre la quiete di un luogo che vuole restare fuori dal mondo. Farli sparire sembra la cosa più logica anche al Parroco (“che non ha aspettato un altro concilio per rinnovare la liturgia e accorciare la messa”) e al Sindaco (“un capo che si preoccupava della sua comunità”), così la pietà finisce con i tre ragazzi sotto un telo di plastica che sarebbe stato ancora buono per uscire a pesca.  Ma il cinismo di chi è cresciuto in un luogo dove i morti si seppelliscono in piedi per risparmiare terra, non basta a dimenticare.

Le indagini

L’arrivo sull’isola di uno strano commissario che non è chiaro su che cosa stia indagando ma che mostra foto scattate dall’alto, manda nel panico la piccola comunità. Come un sasso buttato nel mare, la presenza del “poliziotto” attiva più che le coscienze una  spirale di accadimenti che è bene non rivelare, ma che fanno emergere “la parte oscura che tutti possiedono”.
Philippe Claudel, che è anche regista e sceneggiatore,  racconta in modo magistrale una favola nera che si può leggere come una parabola sulla crisi del Mediterraneo e dei nostri giorni. Inutile andarla a cercare sulle mappe, l’isola nera al centro dell’arcipelago anticamera dell’Oceano non c’è. Se il vulcano Brau che fa sentire regolarmente la propria voce fa pensare  a Stromboli, e gli scogli dove si arenano le barche dei disperati richiamano Lampedusa è solo un caso. Quell’isola violenta e spietata può esistere solo dentro di noi.

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titolo L’arcipelago del cane
autore Philippe Claudel
traduzione Francesco Bruno
editore Ponte alle Grazie
anno di uscita 2019, pagg.202