titolo Bambino
autore Marco Balzano
editore Einaudi
Pagine 224, anno di uscita 2024
Isbn 9788806255763
La recensione
Marco Balzano è un autore coraggioso. Perché ci vuole coraggio a raccontare chi si è messo dalla parte sbagliata della Storia, chi come Bambino ha scelto il male anche se «la cattiveria me l’hanno messa addosso la paura e la guerra, non ci sono nato».
Bambino a dispetto del nome è un uomo cattivo. Chiamano così questo ragazzo bello e triste nato a Trieste nel 1900 che nasconde dietro al volto angelico un cuore nero. Fin dall’infanzia Mattia Gregori – questo il suo nome vero – si mostra crudele e senza ideali, sempre pronto a fare a botte e a vessare gli amici. Ammesso che abbia amici.
Ferite
Bambino è il figlio minore dell’orologiaio Gregori. Il fratello più grande, Adriano, alla vigilia della Prima guerra mondiale si imbarca giovanissimo per l’America in cerca di fortuna e presto diventerà solo un nome su una cartolina. A rendere più dura la sua infanzia irrequieta in questa terra senza pace, arriva anche l’abbandono di un amico, Ernesto. E una rivelazione che si trasformerà nell’ossessione di tutta la vita. La madre Tella in punto di morte gli fa una confidenza che è una maledizione. La donna gli confessa che non è figlio suo ma di una sconosciuta che ha avuto una relazione con il padre. Per Bambino una ferita insanabile. Il padre nega, nessuno sembra conoscere l’identità di questa donna. Bambino si ostina a immaginarla slava, come la bella madre di Ernesto, Ksenija, e come i colori e i lineamenti delicati del suo volto fanno immaginare. Intanto gli anni passano, Bambino cresce e con lui la carica di odio e violenza. Non c’è ideologia in lui, solo brutalità. Con l’avvento degli squadristi indossare una camicia nera gli sembra una scelta naturale, un’occasione per lanciarsi in missioni punitive e continuare a cercare questa madre senza nome. Allo scoppio della guerra, con i nazisti in città e poi con l’occupazione delle truppe jugoslave, emerge tutta l’anima nera di Bambino. Violenze, esecuzioni, tradimenti, spedizioni in Slovenia, delazioni, ricettazioni, la collaborazione con i nazisti, le esecuzioni davanti alle foibe. Bambino partecipa a ogni nefandezza, più che per convinzione per inclinazione naturale alla violenza. La guerra è il suo mondo.
L’abisso
Si dice che prima di morire scorra davanti agli occhi tutta la vita come un film, è quello che succede a Bambino dopo la guerra, quando torna a Trieste sotto falso nome ma viene scoperto da uno dei suoi tanti nemici. Il ritmo serrato del racconto è dettato proprio da una sorta di timelaps finale. In sequenza scorrono il dolore di un ragazzino che non sa cosa sia l’amore, la confusione di un ragazzo che alza le mani ma non sa stabilire relazioni poi il tormento di un uomo che cerca il volto della madre sconosciuta nelle donne incontrate per caso o in un bordello. Bambino fa di tutto per non farsi amare. Solo il padre, l’orologiaio mite e testardo a cui i fascisti amici del figlio devastano il negozio, non rinnega mai questo ragazzo. In lui non c’è giudizio, conosce l’indole cattiva del figlio ma pensa sempre di poterla aggiustare come fa con gli ingranaggi degli orologi del suo negozio. Bambino sa di aver seminato dolore e odio, ha capito che il sangue e le violenze non portano giustizia ma al massimo «trasfigurano la vittima in carnefice». E sa di non aver diritto a un perdono che comunque non sa chiedere. Ma negli ultimi istanti una luce si accende, e guardando nell’abisso riesce a dire al suo carnefice: «Vattene amico mio, scappa! Lasciami morire, ma tu non sparare!».
Marco Balzano con questo racconto intenso e veloce torna al romanzo storico e civile. Il personaggio è inventato, come la dinamica dei fatti, ma vero è il dolore causato dai conflitti, veri sono gli orrori del Novecento consumati su questa frontiera tormentata. Come in Resto qui e Quando tornerò sono sempre le piccole vicende a far aprire gli occhi sulla grande Storia.
Pensiero laterale
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