Ragazze ribelli, donne contro il patriarcato, eroine di tempi difficili. Sui banconi delle librerie in questi ultimi anni fioriscono romanzi che celebrano l’emancipazione femminile. Un fenomeno positivo, soprattutto se riesce a far conoscere alle lettrici più giovani la lunga (e purtroppo incompiuta) strada percorsa dalle donne nel Novecento. In quest’ottica è meritoria anche la riscoperta di chi a a questi temi ha dedicato la tutta la propria opera. Una di loro è sicuramente Alba de Céspedes, giornalista e scrittrice molto nota alle “ragazze degli anni Settanta e Ottanta”, ha scritto articoli e romanzi centrati sulla condizione femminile.
Evoluzione di una donna
Con questo romanzo racconta l’evoluzione di una ragazza, Alessandra Corteggiani, che cerca un suo posto nel mondo. Nel raccontare la sua triste parabola illustra un modo di concepire la donna e il suo ruolo in una fase storica di grande cambiamento. La prima parte è centrata sul rapporto con la madre, la romantica Eleonora, senza di lei non si capirebbe niente della ribellione di Alessandra. La madre, pianista, artista, donna delicata e mal sposata (il padre è un banale impiegato, maschilista e senza ambizioni) vorrebbe sfuggire al suo destino ma non ha gli strumenti necessari. Donna ottocentesca, Eleonora affida la sua ribellione alle dinamiche del cuore e alla evanescente promessa d’amore di un nobile, lo sfuggente Harvey. Ma quando lui la delude non riesce a prendere in mano la propria vita.
La figlia eredita la voglia di emancipazione, ma come la mamma anche lei ha pochi mezzi economici e culturali. Alla morte di Eleonora viene mandata in Abruzzo dalla famiglia paterna. Lì scopre un’altra figura di donna nella nonna, temibile e volitiva, almeno tra le mura di casa. La nonna rappresenta una figura arcaica di donna che esercita il proprio potere nell’ombra, ma in fondo è l’unica che la capisce e in qualche modo cerca di aiutarla. La giovane ribelle Alessandra si impunta per studiare perché comprende che la propria libertà passa attraverso l’indipendenza economica (e qui si stacca dai sospiri ottocenteschi della madre), rifiuta un matrimonio di convenienza (quello che avrebbe garantito il potere alla generazione delle nonne) e torna a Roma per cercare la propria strada.
Amore e libertà
La seconda parte del romanzo è la storia della maturità e dell’amore di Alessandra per Francesco, un docente universitario inviso al regime (siamo negli anni Trenta del Novecento). La voglia di assoluto di Alessandra fatica a conciliarsi con le umane fragilità (“Che conta un amore mediocre? La strada ne è piena”, le diceva la madre). L’interesse del marito per la politica viene vissuto come disinteresse verso di sé, questo almeno è quello che pensa Alessandra che vorrebbe vivere un sentimento sempre ai vertici. Come la madre, Alessandra non riesce a trovare un equilibrio tra ideale e vita reale. E il precipitare degli eventi lo dimostrerà in modo drammatico.
Alba de Céspedes definisce con pochi tratti le figure più importanti (lo squallido padre, che arriva a molestare un’amica adolescente della figlia “toccandola soltanto al modo di una cosa”) e soprattutto dimostra grande consapevolezza della condizione femminile (“una donna in realtà non ha mai una vera infanzia, è sempre già donna fin da quando ha pochi anni”). Una storia davvero “dalla parte delle donne”, di cui non nega i limiti nel processo di emancipazione. Una storia raccontata con una prosa semplice ma articolata, misurata e mai banale. Dettaglio non scontato di fronte all’iperproduzione di titoli in tema…
La frase. La madre si rivolge ad Alessandra pochi giorni prima di morire: «Non c’è persona libera, nessuno è libero. La libertà finisce poche ore dopo la nascita, quando ci impongono un nome, ci innestano in una famiglia». (pag. 175)
titolo Dalla parte di lei
autore Alba de Céspedes
editore Mondadori
2021
pagine 530
Isbn 9788804736615
Prima e dopo, Alba de Céspedes
In tema
La malnata, Beatrice Salvioni
Il sogno della macchina da cucire, Bianca Pitzorno
Il cognome delle donne, Aurora Tamigio
Prima facie, Suzie Miller
Liberata, Domenico Dara