titolo I cieli di Philadelphia
autore Liz Moore
traduzione Ada Arduini
editore NNE
pagine 462
anno di uscita 2020
Isbn 9788894938654
La recensione
Michaela Fitzpatrick, Mick, è un’agente di polizia di Philadelphia di pattuglia tra le strade di Kensington. I pionieri battezzarono così il quartiere pensando a Londra, ma all’inizio del nuovo millennio il sobborgo americano con l’elegante distretto della capitale inglese condivide solo il nome. In questo girone infernale Mick tiene d’occhio da lontano la sorella Kacey, tossicodipendente, prostituta e sempre in pericolo.
Pericoli
Quando si prospetta l’ombra di un serial killer che colpisce le giovani tossicodipendenti e la sorella sparisce improvvisamente Mick comincia a indagare con coraggio. Il racconto alterna passato e presente, e la storia delle due sorelle diventa sempre più chiara. Le ragazze sono cresciute con la nonna Gee, dopo che la madre è morta per overdose e il padre sparito: “in assenza dei nostri genitori noi crescemmo“.
Emarginazione
La storia procede con parecchi colpi di scena senza negare temi sociali come il crescente uso di oppioidi tra la popolazione svantaggiata, le tossicodipendenze, i sussidi, le scuole pubbliche, gli abiti usati, le madri single, le baby sitter inaffidabili, la corruzione di alcuni poliziotti. L’indagine di Mick, che avanza tra mille difficoltà perché vive sola con il figlio Thomas, fa emergere anche il percorso in salita dei ragazzi dei sobborghi cresciuti in famiglie disfunzionali, tra lavori precari, dipendenze, piccoli reati e poche speranze.
Il romanzo di Liz Moore è un mix tra detective story e saga familiare, come in un page turner cattura l’attenzione del lettore e il susseguirsi degli eventi porta a numerose svolte (niente spoiler). Interessante anche l’analisi sociologica. Mick, come un poliziotto pasoliniano, è una ragazza che aveva poche scelte nella vita. È consapevole che bastava poco per trovarsi dall’altra parte della strada e che se indossa una divisa in fondo è per caso, infatti quando incontra in un negozio una sua vecchia prof quasi si vergogna e finge di non conoscerla.
Ombre
Un contesto sociale durissimo, dove l’ascensore sociale non funziona anche perché sono le stesse famiglie a “sabotare” i figli, come fa l’orribile nonna Gee che impedisce a Mick di accettare una borsa di studio e puntare a un destino migliore. Ogni personaggio ha punti oscuri, la stessa Mick è coraggiosa e fragile, i colleghi poliziotti non sempre trasparenti, i parenti tutti più o meno sfiorati dalle dipendenze. Unico personaggio positivo la vicina, la sorprendente signora Mahon che ha una storia particolare e sa prendersi cura del piccolo Thomas, ma soprattutto ascolta Mick come nessuno ha mai fatto.
Un po’ crime un po’ denuncia sociale e per questo ricorda Damon Copperhead di Barbara Kingsolver: cambiano gli scenari – la provincia degli Appalachi e qui la grande città – ma non i problemi.
Da leggere perché: Liz Moore mescolando con maestria thriller e drammi familiari racconta l’America, quella di chi ha poche stelle in cielo.
Pensiero laterale
Demon Copperhead, Barbara Kingsolver
Elegia americana, J. D. Vance
E sul tema denuncia sociale:
Invece a proposito di Philadelpia: