“Il vero mistero per Lucia è la vita, questa vita che dicono normale, che infligge infelicità e segreti”. Il suo nome è Lucia, ma per tutti è la babba, la pazza. Ci voleva poco nella Sicilia di metà Ottocento a guadagnarsi un soprannome infamante: per la bella sedicenne dagli occhi “come mandorle dure” l’occasione sono quelle crisi convulsive che all’improvviso le fanno perdere conoscenza. Epilessia, ha detto qualcuno, ma anche gli illustrissimi medici di Palermo non sanno come affrontare. Quando la famiglia viene a sapere che i Conti Ramacca cercano nuove servette per i mestieri di fatica (e le voglie del giovane Conte) il suo destino è segnato. Ma Lucia non ha nessuna intenzione di sottostare alla consuetudine e al primo approccio risponde con un morso violento. Un gesto di ribellione dettato dall’istinto, ma che è destinato a lasciare il segno in quella Palermo appena infuocata dalle insurrezioni del 1848.
Tra palazzi barocchi, desideri e miseria, con questo secondo romanzo (dopo Le streghe di Lenzavacche, e/o, uscito nel 2016) Simona Lo Iacono – che è magistrato a Catania – continua a guardare nel passato cupo e ammaliante della sua isola e alle donne indomite che nel tempo ha saputo generare. Come la sua babba, ispirata a un personaggio realmente esistito.

Il morso,  Simona Lo Iacono, Neri Pozza,  pagg 240