Quando si conosce qualcuno è impossibile prevedere che cosa germoglierà da quell’incontro in noi, ma soprattutto nell’altro. Succede a Beatriz, bella e annoiata signora della Barcellona che conta che dopo il concerto organizzato dal suo circolo musicale conosce “il polacco”, un maturo pianista di Varsavia dal cognome impronunciabile.
Non è un incontro memorabile, a lei di quel settantenne austero resta in mente il nome, Witold, e la chioma bianca e fluente che immagina sia “l’equipaggiamento dei maestri della sua generazione”. Neanche la sua esecuzione di Chopin le ha procurato particolari emozioni – anzi se deve essere sincera il concerto non le è proprio piaciuto – e  la breve conversazione in inglese, lingua che entrambi padroneggiano poco, durante la cena non è uscita dai binari della formalità.
Eppure qualcosa deve essere successo quella sera (“anni dopo, quando l’episodio del Polacco sarà diventato storia, lei si interrogherà su quella prima impressione”) se mesi dopo Beatriz riceve l’invito di Witold ad accompagnarlo in tournée.

Memoria

Beatriz è diventata una presenza costante nella memoria dell’anziano musicista, si è trasformata in una musa, come Beatrice per Dante. E candidamente le confessa che vorrebbe averla accanto per il resto della vita. Beatriz non ricambia i sentimenti di quell’uomo che considera strano, non ne è attratta, ma lusingata e incuriosita gli concede una breve vacanza nella sua villa di Maiorca. Pochi giorni di intimità, con più compassione che passione, e poi i rapporti si interrompono. Beatriz avrà notizie del Polacco anni dopo, quando scoprirà che le ha lasciato in eredità una manciata di poesie scritte nella sua lingua. Ma che senso ha destinare a una persona qualcosa scritto in una lingua che non conosce? Il tempo, l’amore, la memoria, l’arte, le differenze e la difficoltà di comunicare: c’è tutto questo (e molto altro) in questo intenso  romanzo breve.

Grandi temi

Lo scrittore sudafricano affronta temi profondi (“Il tempo non è niente. Abbiamo la memoria. Nella memoria non c’è il tempo”) con una prosa potente ma che sa concedere spazio anche all’ironia (“Che spettacolo comico loro due che fanno l’amore in inglese, una lingua di cui entrambi ignorano le potenzialità erotiche”). Osservare il privato – in questo caso il sentimento irragionevole  dell’anziano pianista e le reazioni della disincantata Beatriz – non significa chiudere gli occhi sul mondo esterno, sulla necessità per molte persone di esprimersi in un idioma diverso dalla propria lingua madre. Quanto ha sottratto alla comunicazione profonda il dominio linguisticamente imperialista dell’inglese? Il solito grande Coetzee.

Altri titoli in qualche modo “connessi”
Fedeltà, Marco Missiroli

Le vie dell’Eden, Eshkol Nevo

Le nostre anime di notte, Kent Haruf

Titolo Il polacco
autore J. M.Coetzee
traduzione Maria Baiocchi
editore Einaudi
anno di uscita 2023

altri romanzi di J.M. Coetzee

Età di ferro
Aspettando i barbari
Vergogna