Negli anni Novanta Adriana Zarri teneva una piccola rubrica sul giornale in cui lavoravo. Ogni settimana dal fax di redazione usciva il suo testo – si usava ancora la macchina da scrivere! – e se era incompleto o illeggibile, come spesso capitava, mi rallegravo perché era l’occasione di chiamarla al telefono. Quel fisso nell’ex canonica di Crotte di Strambino bisognava lasciarlo squillare a lungo prima di sentire dalla sua voce severa e sapiente parole mai banali. Non aveva paura di affrontare nessun argomento, né di offrire una lettura teologica che sapeva arrivare davvero a tutti. Era già anziana, ma il suo pensiero, la sua energia restavano quelle di una ragazza che fin da piccola aveva imparato a “guardare oltre” e a combattere per le sue vocazioni: la fede e la scrittura.

Una voce forte

Con la pubblicazione dei suoi diari giovanili a cura di Francesco Occhetto sembra davvero di risentire la voce di una mistica innamorata della vita e della natura, che sapeva vedere la bellezza nelle rose del suo giardino come nel profondo del cuore umano. Nel 1941 Adriana aveva 22 anni e già chiaro il suo futuro tanto che scriveva: «Anche se non entrerò in convento, l’avrò ugualmente  una cella povera e buia. Cercherò una camera in una soffitta e la ammobilierò con un tavolo e una sedia per scrivere». Nella sua “cella” romana degli anni di studio e poi nell’amatissima cascina del Canavese (il Molinasso, un rudere senza acqua e luce) e nella ex canonica di Crotte ha compiuto la sua scelta eremitica, assecondando la visione francescana di un rapporto stretto con il creato e del silenzio come luogo di incontro e preghiera. Ma anche come eremita Adriana (che peraltro si definiva monaco laico) si è subito posta fuori dagli schemi vivendo la solitudine come un mezzo non come un fine. Di questo ne è testimonianza la lunga attività di scrittrice e giornalista, l’impegno politico spiazzante, il dialogo aperto a tutti senza preconcetti, il richiamo costante alle promesse del concilio con posizioni spesso in aperto contrasto con i poteri della Chiesa ma sempre nutrite dalla Parola. Tanta Bibbia, dunque, che “frequentava” con competenza e senza ombre di bigottismo. Una esperienza straordinaria raccontata nel libro Un eremo non è un guscio di lumaca (Einaudi), ora arricchita da questi diari che aiutano a conoscere una delle intellettuali più libere e originali (“La preghiera è la contestazione più profonda”) del nostro tempo. «Abitante del mondo, ma cittadina dell’eternità».

 

Titolo La mia voce sa ancora di stelle-Diari 1936-1948
autore Adriana Zarri
editore Einaudi
pagine 289
anno di uscita 2023

Chi era

https://www.rsi.ch/play/tv/segni-dei-tempi/video/adriana-zarri-nuovi-cieli-e-nuova-terra?urn=urn:rsi:video:14729916
https://www.raiplaysound.it/audio/2023/04/Uomini-e-Profeti-del-29042023-3932c956-08c8-41bd-9481-1a8941e61dc4.html?fbclid=IwAR1JC-IC8otMNhSyiCHIcML2yxWKUz7eGVQtJzFY0Cm6eSVUe9HsDAR1mk0

Oltre la recensione di La mia voce sa ancora di stelle. Titoli in qualche modo “collegati”
La custode del silenzio, Antonella Lumini e Paolo Rodari
Amicizia, José Tolentino de Mendonça