Un guscio di noce riempito di <materia vaiolosa> e un grosso ago per pungere la vena: un paio di giorni di febbre e qualche pustola erano il prezzo da pagare per immunizzarsi dal vaiolo. Nei primi anni del Settecento, nelle campagne turche era una consuetudine messa in atto – sembra- con un certo successo dalle anziane contadine per sfuggire alle ricorrenti epidemie di vaiolo. Dell’arcaica pratica venne a conoscenza lady Mary Wortley Montagu, moglie dell’ambasciatore britannico a Costantinopoli, durante il suo soggiorno in Oriente. L’intraprendente e illuminata dama, lei stessa sopravvissuta all’infezione che le aveva devastato i lineamenti, colse l’importanza dell’intuizione che che spingeva a difendersi dal vaiolo infettandosi preventiamente per provocarne l’immunità. Lady Montagu, spalleggiata da medici prestigiosi (tra cui il dragomanno, una sorta di mediatore culturale dell’ambasciata britannica) cercò di far conoscere la pratica alla comunità scientifica dell’epoca. Ma ben pochi erano disposti a dare redito a quello che veniva definito un <esperimento di donne ignoranti >, tantomeno a vederne il precursore della moderna vaccinazione. Il saggio di Maria Teresa Giaeri è il racconto appassionante del <percorso di una idea>, che porta in scena scienziati illuminati, accademici altezzosi e personaggi assetati di conoscenza. Sullo sfondo il secolo dei lumi, che trascorre tra feste, epidemie, dibattiti scientifici e rivoluzioni: una stagione in cui in qualche modo la pratica del <favoloso innesto> prepara il terreno a Jenner, Pasteur e alle grandi scoperte del secolo successivo.

 

Lady Montagu e il dragomanno, Maria Teresa Giaveri, Neri Pozza, pagine 160, 2021

 

(Da Corriere Salute del 4 marzo 2021)