“Qui alla fine diventano tutte ombre che vagano per i corridoi”. Quelle ombre una volta si chiamavano Karin, Elli, Kristina, Olga, Martha, Gretel, Hilja… poi qualcosa è successo nella loro vita - la malattia mentale, certo, ma anche una personalità eccentrica o l’estrema povertà – che le ha portate su quell’isola ai limiti dell’arcipelago finlandese da cui nessuna fa mai ritorno. Così le antiche mura di Själö, il manicomio per donne “incurabili” diventa la loro casa. E la loro tomba.
Le voci e il silenzio
Era il 1891 quando la giovane contadina Kristina ha messo piede sull’isola, sprofondata in un mutismo profondo come le acque gelide in cui aveva fatto scivolare i suoi bambini. Nei rari momenti di lucidità, nel silenzio c’è ancora chi la sente parlare con la sua bambina, e “se si sta ancora più in silenzio si sentono anche le risposte”. Qualche anno dopo sull’“isola dei pazzi” arriva l’esuberante Elli, la sua “colpa” essere scappata di casa con Morris e aver vissuto di espedienti. Troppo per la sua rispettabile famiglia.
Pazienti dimenticate
La vita di queste pazienti che nessuno ha voglia di curare, dimenticate come un vecchio foglio di carta in un archivio, scivola lenta, tra l’isolamento dell’inverno artico, i piccoli lavori manuali, l’orto, i litigi nella sala comune. Alcune sono schizofreniche, altre epilettiche, altre ancora semplicemente dimenticate lì dalle famiglie. Chi malata non è ha tutto il tempo per diventarlo. Chi è scomoda per la società lì viene nascosta e “custodita”. L’unico sguardo “umano” lo ricevono dall’assistente Sigrid, che per quel lavoro ha una vera vocazione (“Siamo noi, non i medici a prenderci cura di queste donne”) e che sceglie di restare a Själö anche quando l’Europa è devastata dalla guerra.
Tre grandi ritratti di donne – l’infanticida Kristina, la ribelle Elli e l’infermiera Sigrid, per una storia corale ispirata a una istituzione realmente esistita, e alle sofferenza delle internate. Un romanzo potente che va oltre la trama e si interroga sulla follia, la colpa, la redenzione. Johanna Holmström è nata nel 1981, vive a Helsinki e scrive in svedese. Ha già pubblicato diversi romanzi, premiati in Finlandia, questo è il primo tradotto in Italia.
in tema
L’insaziabile, A. K. Blakemore
L’ora di Agathe, Anne Catherine Bomann
L’ultima cosa bella sulla faccia della terra, Michael Bible
Metodi per sopravvivere, Guðrún Eva Mínervudóttir
titolo L’isola delle anime
autore Johanna Holmström
traduzione Valeria Gorla
editore Neri Pozza
pagine 368, anno di uscita 2019