Copertina del libro "Pedro Paramo" di Juan Rulfo, EinaudiUn uomo alla ricerca di un padre mai conosciuto. Una città in cui nessuno abita. Un labirinto di sussurri senza confini tra vivi e morti. Juan Preciado una notte viene svegliato da un pianto sottile «così sottile che riuscì a oltrepassare l’intrico del sonno». Era il lamento della madre che gli chiedeva di andare a cercare Pedro Paramo, il padre che lui non aveva mai incontrato, un uomo malvagio e ormai morto. Così Juan riavvolge il nastro del tempo e fa ritorno a Comala, un paese di ombre pieno di «risate ormai molto vecchie, come stanche di ridere. E voci ormai logore dall’uso».

Ed è proprio in questo luogo senza paesaggio e senza stagioni, in cui non è importante distinguere tra vivi e morti, che Juan si fa largo nel mormorio fino a incontrare una serie di figure collegate alla sua storia. Di quando anche lui era ancora in vita. In questo luogo (dello spirito?) in cui nessuno è più in vita l’unico dialogo possibile è con l’eco che le voci e le azioni hanno lasciato.

La potenza di Rulfo

Juan Rulfo ha scritto questo romanzo breve nel 1955, ed è – a parte una raccolta di racconti – la sua unica opera narrativa. Non è una lettura semplice, la trama procede per cerchi concentrici in un altrove dove sono annullati il tempo e lo spazio, dove non accade niente perché forse tutto è già accaduto e dove ogni singola voce è destinata a confondersi nel mormorio generale.

In questo apparente caos si distinguono le grandi domande esistenziali (la ricerca del padre), le paure, i sogni. Una visione del mondo, visibile e invisibile, che annuncia tutti i grandi temi della letteratura sudamericana. Ma qui il “realismo magico” si esprime con potenza e misura, con una scrittura che è lontana dagli effetti speciali e dai colori accesi ma estremamente efficace nel sostenere una architettura complessa.  Tra i maggiori fan dello scrittore messicano scomparso nel 1986 ci sono i grandi nomi della letteratura dell’America latina come Gabriel Garcia Márquez (che ha citato Rulfo nel celebre incipit di Cent’anni di solitudine) e Jorge Luis Borges.

Oltre la recensione di Pedro Paramo, titoli in qualche modo “connessi”
Il campo, di Robert Seethaler

Titolo Pedro Paramo
autore Juan Rulfo
traduzione Paolo Collo
editore Einaudi
pagine 145
anno di uscita 2014 (prima edizione 1955)