Amsterdam, oggi. Jan ha perso un figlio, Anja ha perso il marito e Simon ha perso il padre che non ha fatto in tempo a conoscere. Tutti hanno perso qualcuno in questa storia costruita sulla perdita e sul dolore. Tutto è iniziato nel 1977 con un grave incidente aereo a Tenerife. Il disastro aveva provocato centinaia di morti, tra loro molti olandesi e Cornelis, figlio di Jan e marito di Anja incinta del piccolo Simon. Ma nessuno della famiglia sapeva che Cornelis era su quell’aereo. Dove stava andando? Era una fuga, una breve vacanza? Impossibile saperlo. Attorno a queste risposte mancate ognuno prova a modo suo a riorganizzare la propria vita amputata.
Assenze e passioni
Quarant’anni dopo Simon vive ancora ad Amsterdam, è diventato parrucchiere come lo era stato il padre prima di lui e il nonno Jan, dal quale ha ereditato il negozio e l’appartamento al piano superiore nel quale vive. Simon non sa se voleva diventare parrucchiere, di fatto si ritrova a farlo, forse era la strada più facile. Troppo complicato sottrarsi ai condizionamenti di un padre che non si è mai conosciuto. Il lavoro però non è la cosa più importante nella vita di Simon, che limita al minimo i clienti e dedica molto tempo alla sua vera passione: il nuoto. Anja, la madre, non si è più risposata e si rifiuta di parlare del padre al figlio ma lo coinvolge nella sua attività di terapista con ragazzi disabili. Quando inizia ad aiutarla in piscina scopre di essere attratto da Igor, un ragazzo molto bello e con un grave ritardo mentale. Il ragazzo assomiglia a un famoso nuotatore di cui Simon conserva ancora il poster in camera. Simon è consapevole di vivere una vita a metà, accontentandosi di relazioni occasionali e di un lavoro che lo lascia indifferente.
Le radici
Quando un suo cliente scrittore (alter ego dello stesso Bakker) gli confida che un personaggio del suo romanzo è un parrucchiere qualcosa si muove in lui ed emerge con forza il desiderio di scoprire qualcosa sulle sue origini. Con l’anziano nonno va a visitare il cimitero con il monumento dedicato alle vittime dell’incidente aereo e scopre che tra i nomi non c’è quello del padre. È stata la madre a opporsi, ferita dall’abbandono e senza la certezza che tra le spoglie ci siano anche quelle del marito. Una decisione comprensibile visto che all’epoca non era ancora possibile fare il test del Dna, ma che non basta a Simon. Ormai capisce di avere bisogno di sapere da dove viene per definire se stesso.
Pensieri e parole
Con una prosa elegante e minimal Bakker capta i non detti e descrive un mondo dove tutto si muove continuamente ma senza quasi fare rumore, come nell’acqua di una piscina. Tutti i personaggi sembrano risucchiati dalla propria solitudine, accettata come inevitabile. Questo nucleo di incomunicabilità è il vero cure del romanzo, anche se è negli accadimenti della seconda parte che un colpo di scena fa luce su molte cose (e naturalmente lo lasciamo scoprire ai lettori). Chi ha letto il romanzo d’esordio dello scrittore olandese, C’è silenzio lassù – opzione consigliata – ritroverà molti temi già accennati, come la difficoltà a sottrarsi alle aspettative famigliari. Romanzo intenso, bella copertina, peccato solo che non sia stato conservato il titolo originale: De kapperszoon: Il figlio del parrucchiere.
Curiosità: Bakker si conferma campione dell’understatement e nelle sue bio più che scrittore si definisce giardiniere e traduttore (tra l’altro sono suoi i sottotitoli in olandese di Beautiful).
In tema
Casa, Marilynne Robinson
Sunset Park, Paul Auster
Aria di famiglia, Alessandro Piperno
C’è silenzio lassù, Gerbrand Bakker
titolo Quelli che restano
autore Gerbrand Bakker
traduzione Elisabetta Svaluto Moreolo
editore Iperborea
pagine 312, anno di uscita 2022, Isbn 9788870916874