Francesco Redi, Luigi Sacco, Lazzaro Spallanzani,  Enrico Bottini, Carlo Forlanini… nomi familiari perché li identifichiamo con le strade a loro intitolate, presenti in molte città. Pochi però ricordano che a questi signori vissuti nei secoli scorsi dobbiamo alcune delle scoperte che hanno segnato la storia della medicina. Gli esperimenti di Redi, che si era laureato in medicina a Pisa nel 1647, ribaltarono le conoscenze biologiche dell’epoca dimostrando – in un periodo in cui non era certo facile andare controcorrente – che quanto si sviluppava sulla materia inanimata non dipendeva da generazione spontanea ma dagli “animaletti” invisibili a occhio nudo. Un secolo dopo l’abate Spallanzani fu il primo a capire come bloccare il passaggio dei microrganismi e aprendo così la strada al concetto moderno di sterilizzazione. Le intuizioni del chirurgo Bottini sul trattamento delle ferite salvarono la vita probabilmente a molti feriti nell’Ottocento, mentre nello stesso periodo Forlanini mise a punto la tecnica per far “riposare” i polmoni aggrediti dalla tisi. Quella della medicina è davvero una storia lunga e avventurosa come anticipa il titolo del bel libro di Paolo Mazzarello, docente di Storia della medicina all’Università di Pavia e direttore dei musei scientifici pavesi. Dietro ogni medicina, dietro ogni terapia di cui ormai diamo per scontata l’esistenza c’è una lunga storia di intuizioni, sacrifici, errori, esperimenti, battaglie. Ma anche l’ostinato impegno di generazioni di medici e scienziati non avrebbe garantito le scoperte epocali se non ci fossero stati personaggi visionari e (in qualche caso) l’imprevedibile mossa del caso. L’igiene ostinata di Semmelweis, la dedizione di Florence Nightngale, l’azzardo di Pasteur, l’ossessione di Morton, la distrazione benedetta di Fleming… tutti passaggi fondamentali nel percorso di accadimenti che hanno rivoluzionato la conoscenza del corpo umano e trasformato le cure dai rituali magci dell’antichità alla medicina che oggi conosciamo.

Storia avventurosa della medicina, Paolo Mazzarello, Neri Pozza, pagine 462, 2013