Copertina del romanzo Sunset park di Paul Auster pubblicato da Einaudi

Quando gli uomini parlano di sport non parlano solo di gare, punteggi, prestazioni. Che si tratti di calcio, basket o baseball non cambia. Parlare delle partite è un modo per affrontare la vita. Per Miles Heller seguire il baseball e le vicende  biografiche dei campioni è una passione che risale all’infanzia e che condivide con il padre, l’editore Morris Heller. Una passione che rappresenta un legame, il filo invisibile che li terrà uniti anche nei lunghi anni in cui saranno distanti. A poco più di vent’anni infatti lo studente Miles, che sembrerebbe avviato a una carriera universitaria brillante, abbandona New York e la famiglia per motivi che non sono chiari forse neanche a lui stesso.

Distanza

Per sette anni Miles si sposta di stato in stato vivendo di lavori saltuari. Quando si stabilisce in Florida lavora per una società che svuota le case abbandonate da inquilini morosi. Miles fotografa queste realtà abbandonate che servono ad alimentare la sua fame di storie e di destini governati dal caso. L’unico lusso che si concede è la lettura, ma più che un lusso è una necessità perché i libri sono per lui una “malattia da cui non vuole essere curato”. Un giorno al parco conosce Pilar, giovanissima studentessa di origine cubana. Stanno leggendo lo stesso libro, non può essere un caso. La relazione con la ragazza sembra dare un po’ di felicità al tormentato Miles, ma dura poco. Pilar è minorenne e l’odiosa (e avida) sorella lo ricatta minacciando di denunciarlo alla polizia. Così Miles decide di cambiare aria per un po’ aspettando i 18 anni di Pilar, e – quando si dice il destino – proprio in quei giorni riceve da un vecchio amico di New York l’invito di trasferirsi in una casa occupata a Sunset Park, una zona degradata di Brooklyn.

Anime ferite

In questo edificio semi diroccato (ancora case abbandonate…) con l’amico Bing, e altre due ragazze con problemi di affitto, costituisce una sorta di comunità squatter. In loro non c’è niente di ideologico, sono semplicemente “anime lese, persone che camminano ferite”. Come sempre nei romanzi di Paul Auster la realtà ha sempre molte facce e in questo caso viene raccontata attraverso le voci oltre che di Miles, di Ellen e Alice (le coinquiline di Sunset Park), dell’amico Bing, del padre editore ma anche di Mary-Lee, la madre di Miles che lo abbandonò bambino e ora è un’attrice di successo. Tutti testimoni del fatto che le cose sono sempre più complesse di come appaiono a prima vista, e quelle che sembrano coincidenze potrebbero essere “indicazioni”. La distanza che Miles ha messo tra sé e la famiglia (e il dolore per la morte del fratellastro Bobby) è stata produttiva, ora potrebbe anche decidere di riprendere i contatti con i genitori, farsi raggiungere da Pilar, riprendere gli studi interrotti. In fondo la vita è un’insieme di possibilità ma è necessario scegliere, e questa non è mai un’azione indolore.

La prosa cristallina di Auster al solito incanta, ci accompagna tra i fatti della vita con apparente leggerezza e intanto tira i fili di mille sottotrame. Che cosa è davvero successo tra Miles e Bobby? Se non avesse incontrato Pilar sarebbe tornato a New York? Anche in questo romanzo ci sono i grandi temi di Auster, il rapporto tra padri e figli, il conflitto generazionale, i destini che si incrociano come in un gioco… e il lato nascosto delle persone che non sono mai completamente quello che sembrano. Godibile e profondo.

 

Su questi temi
Aria di famiglia, Alessandro Piperno
Day, Michael Cunningham

 

titolo Sunset Park
autore Paul Auster
traduzione Massimo Bocchiola
editore Einaudi
pagine 223, anno di uscita 2010, Isbn 9788806203825