Recensione Una minima infelicità. A volte la chiave di tutto è negli album di famiglia. Nei ritratti incorniciati o nelle istantanee abbandonate nelle scatole, a saper guardare c’è la spiegazione di rapporti dolenti, rancori, cose non dette. Nella famiglia Baldini le immagini sono la prova del disagio della bella Sofia Vivier verso la figlia Annetta, che già nel nome presenta lo stigma di un aspetto inadeguato.

Il disagio

Annetta è piccola, terribilmente piccola e la sua taglia da bambina la espone agli sguardi di commiserazione. Come quello di sua madre, che negli scatti in cui sono insieme sembra quasi scusarsi per quella figlia con le ossa che non ne vogliono sapere di crescere.  La solitudine delle sere in una casa troppo grande, il padre ricco e assente (manca anche dalle foto…), il negozio di tessuti, la nonna chiusa in manicomio e la crudele domestica Clara sono tessere di un puzzle che rappresentano una esistenza in scala minore. Il primo romanzo di Carmen Verde è un testo costruito sui ricordi,  le ombre e i frammenti di infelicità.

Oltre la recensione di Una minima infelicità. Altri titoli in qualche modo “connessi”
Gli spettri della sera, Piera Ventre
Quel che ci tiene vivi, Mariapia Veladiano

Titolo Una minima infelicità
autore Carmen Verde
editore Neri Pozza
pagine 158
anno di uscita 2022